lunedì 21 gennaio 2008

Intervento di Roberto Calari - Responsabile Progetto Bes

Ringrazio Time in Jazz e Paolo Fresu ,per averci invitato a questa iniziativa che ritengo importante per ragionare da parte Vostra sulla necessità di una nuova fase di confronto tra tutti i soggetti che producono cultura per verificare la possibilità di definire proposte, priorità e strumenti condivisi nei confronti delle linee di intervento pubblico, in primo luogo della Regione e dello Stato, nella Cultura.
La Regione, per altro, ci pare impegnata , in questa fase, a completare un nuovo assetto anche legislativo e di promozione della cultura che richiede un più forte collegamento e confronto con i soggetti. Time Jazz ha colto, credo, questa urgenza di incontro, di ascolto reciproco e di proposta, indispensabile per riannodare le fila di una rete dei soggetti dello spettacolo nel generale interesse della promozione dell’Isola della Cultura.
Il Convegno coinvolge,d’altra parte, in via diretta proprio i rappresentanti dei diversi settori dello spettacolo in quella Consulta appena costituita, in coerenza con la recente legge regionale sullo spettacolo, che potrebbe, forse rappresentare un’occasione importante per individuare queste priorità e fare in modo che esse possano essere rappresentate comunemente all’interno di questo strumento di consultazione, nei confronti della pubblica amministrazione.

Vengo poi al senso della presenza in questo Convegno, sia come consigliere di Ater, Associazione Teatrale dell’Emilia Romagna, sia come responsabile del RTI che ha il compito di realizzare il Progetto Bes, aggiudicatario della Gara indetta dalla Regione Autonoma della Sardegna per la promozione, valorizzazione , comunicazione e commercializzazione dei principali eventi e manifestazioni culturali e di spettacolo della Sardegna.
Come Ater possiamo riferirci, e segnalo qui anche la presenza del Presidente Maurizio Roi, ad un’esperienza di una struttura di servizio per gli enti locali e i soggetti gestori di spazi culturali nella programmazione di spettacolo e nella promozione di importanti esperienze produttive dei principali associati: una Rete voluta e sostenuta anche dalla Regione Emilia-Romagna che, in molti anni, ha intessuto rapporti proficui con le principali istituzioni culturali e realtà pubbliche e private a livello nazionale e internazionale coerentemente con la propria missione di sostegno allo sviluppo della cultura in Italia.

Detto di Ater, consentitemi, come professionista ed operatore della cultura, alcune affermazioni preliminari utili a condividere un quadro di lettura politica ed economica del ruolo della cultura a cui alcuni ( ma non sempre i decisori politici o economici) provano a riferirsi e nel quale si colloca la nostra riflessione di oggi:

1) La cultura può essere fattore di sviluppo del territorio? Credo che sul piano dell’accrescimento della qualità della vita, dell’affermazione del diritto dei cittadini ad avere crescenti occasioni di fruizione e crescita culturale, la risposta a questa domanda sia per tutti noi affermativa. Investire quote di spesa pubblica per sostenere la cultura, la sua diffusione e la sua fruizione è un dato fondamentale che “connota” la “qualità” e le “potenzialità” dello sviluppo economico di un territorio.
2) In questo contesto sostenere , tramite le politiche culturali pubbliche, elementi che premino non solo “la circuitazione” o “ diffusione” dei prodotti culturali, ma anche, con specifiche e forti attenzioni, le “nuove produzioni culturali” realizzate dai soggetti locali, rappresenta una prima differenza tra i diversi territori.
3) Se poi si tende ad incentivare quelle produzioni che partano dalla profonda radice identitaria e che siano in grado di declinarla e farla dialogare con altre identità e culture a livello nazionale ed internazionale, siamo di fronte ad un ulteriore discrimine, o passaggio forte e che può fare la differenza nelle strategie di politica culturale. Siamo, cioè, di fronte a prodotti culturali che nascono dall’identità e che guardano al mondo e che, come tali, possono legittimamente e, con scarsi rischi di perdere autonomia e specificità, confrontarsi con il mercato e divenire uno dei veicoli più formidabili di “promozione” e di “export” di un territorio: dove “export”, è bene sottolinearlo, sta per “mettere in circolazione”, confrontare, far dialogare, un’identità con altre identità e creare, nel contempo, le condizioni di “sostenibilità economica” del progetto culturale.
4) Ecco allora che, pur partendo da una motivazione, nella attivazione delle politiche culturali, che tenga a riferimento solamente il ruolo della cultura come fattore che contribuisce al miglioramento della qualità della vita e ad un nuovo diritto dei cittadini di essere protagonisti della stessa sul piano della fruizione e produzione culturale, si arriva comunque a sottolineare un altro aspetto troppo spesso ignorato o sottovalutato dalle Politiche di Bilancio e dalle scelte di investimento delle Pubbliche amministrazioni. Il passaggio da una lettura che vede le spese per politiche culturali come un costo necessario da sostenere ad una che, invece, considera la spesa per la cultura come “investimento” ed “occasione” per un diverso e più innovativo sviluppo del territorio.
5) La nostra esperienza, ma, fortunatamente, con noi quelle di tanti economisti, studiosi di economia della cultura, progettisti ed esperti di pianificazione e sviluppo territoriale testimoniano del fatto che la cultura possa essere un fattore rilevante per lo sviluppo economico del territorio. Ma solo ….a certe condizioni! Non tutti i territori hanno, ovviamente, pari opportunità di partenza: vi sono realtà a “tassi culturali” diversi, a potenzialità ( come presenze di infrastrutture dedicate, di soggetti culturali, di reti di settore) che sono più avanzate e vi sono altre realtà che sono, oggi, più svantaggiate o che accedono solo ora ad avviare un percorso che va in questa direzione, ma che richiederà molti anni e molti investimenti prima di produrre effetti concreti.

La Sardegna
Ci pare che la Sardegna abbia queste condizioni.
Il tasso culturale, inteso come la sintesi dell’analisi di una serie di indicatori che connotano un territorio segnala che la realtà è consolidata con forti punti di eccellenza, ma anche con tanti nuovi soggetti che “reclamano” spazio e che possono contribuire, se opportunamente supportati, al rinnovamento dei linguaggi e ad alimentare un più diffuso “sapere sociale” del territorio.

Non conosco l’esistenza di ricerche organiche sulla validità di questa mia asserzione, anche se alcune indicazioni stanno giungendo dalle elaborazioni dell’Osservatorio Nazionale dello Spettacolo, come ci anticipava uno dei collaboratori del Ministero al nostro workshop di Cagliari, all’interno dell’Expo Jazz e altre, comparate tra le Regioni, mi derivano dai dati dell’Osservatorio Regionale dello Spettacolo dell’Emilia-Romagna, a cui collaboro da anni.
Mi limito a constatare, però, quello che deriva da una conoscenza più diretta, che è avvenuta in questi mesi:

a) La Regione ha dedicato quote significative del Por 2000-2006 a questo obbiettivo, in particolare con il sostegno alla realizzazione-ristrutturazione di nuovi spazi per allargare la diffusione territoriale dei luoghi della cultura; con il sostegno all’individuazione ed avvio di specifiche forme di gestione; con il sostegno alla promozione e commercializzazione. In particolare per questa ultima azione si è ipotizzato di creare attorno ad alcune delle realtà tra le più consolidate e conosciute nuove opportunità di attrazione per un turismo colto, di viaggiatori,, in grado di cogliere ed apprezzare le identità, l’unicità dei luoghi e dei territori, insieme alle produzioni culturali e agli eventi di spettacolo o alle Mostre o ad alcune delle principali manifestazioni identitarie come sono quelle connesse ai Carnevali di numerosi paesi o connesse ai riti della Settimana Santa. Anche se non mancano evidenti punti di criticità su come garantire effettive opportunità di gestione ad alcune di queste strutture si può dire che vi siano le condizioni per “pensare ad un’azione strategica”, di sviluppo e consolidamento di una rete culturale regionale che da questa prima forma di aggregazione possa prendere le mosse per riferirsi alla crescita più complessiva del settore.
b) Vi sono poi le leggi di settore, in particolare quella sullo spettacolo, o quella sul cinema, di recente approvazione, strumenti fondamentali di programmazione delle politiche culturali, utili per dare certezze programmatiche e per avviare un più forte coinvolgimento dei soggetti nelle linee di programmazione pubblica della cultura.
c) Vi è la presenza di un polo forte di conoscenza nelle Università della Sardegna
d) Vi è la presenza di un forte “polo di innovazione” a Cagliari che offre una significativa opportunità di posizionarsi, a livello nazionale e internazionale, tra i territori dove si concentrano bacini significativi di tecnologia, innovazione e conoscenza e dove può divenire virtuoso collegare questa peculiarità alla ricchezza della presenza dei produttori di cultura per declinare un nuovo protagonismo della Sardegna nella produzione di contenuti di qualità per il digitale.
e) Vi sono, poi, tanti eventi e manifestazioni culturali e di spettacolo che”attraversano l’Isola” per tutto l’anno

Ma su questi potenziali “vantaggi competitivi” si innesta anche qualche “minaccia”!
Pare, infatti, per chi si trovi, come me, ad osservare da vicino la realtà Sarda che le manifestazioni e gli eventi non siano spesso nelle condizioni di definire in tempi utili i loro programmi per l’incertezza delle risorse disponibili, sia pubbliche, che private. Inoltre sembra che ad una logica di rete, di collaborazione e coprogettazione si sostituisca troppo spesso quella della “ mancanza di dialogo o del “fare da soli”

Come rendere, allora, queste manifestazioni e produzioni culturali, o almeno una parte rilevante di esse, elementi stabili di una programmazione che assegni risorse certe, in tempi dati e che chieda, per converso, ad ogni soggetto di contribuire alla crescita di una strategia di promozione del territorio e, anche di comunicazione, comune? E come consentire che attorno ad esse si possano costruire due elementi virtuosi;
a)quella del ruolo di traino e di facilitatore verso le realtà minori (non il contrario come , qualche volta accade) contribuendo ad individuare criteri di merito nei criteri di accesso ai finanziamenti
b)quella del ruolo di traino verso un’Offerta Sardegna che parta dalla cultura, rivolta ad un pubblico che possa essere motivato verso la proposta di una “Sardegna tutto l’anno” anche al di fuori delle motivazioni turistiche connesse al suo mare splendido.
La nuova legge regionale è indubbiamente un’occasione fondamentale per costruire un percorso strategico condiviso tra Regione, Amministrazioni locali e soggetti della cultura.
Si tratta di individuare insieme le priorità che trainino lo sviluppo dell’intero sistema della cultura: questa, in sintesi, una difficoltà-opportunità la cui soluzione favorirebbe uno sviluppo più rapido del territorio attraverso la cultura e potrebbe alimentare una maggiore capacità di consolidamento e programmazione da parte dei soggetti.


La rete
Vorrei, infine, incrociare queste riflessioni con alcuni degli obbiettivi e delle azioni in essere da parte del progetto Bes: in particolare per quanto attiene, ovviamente, ai Festival musicali e ai circuiti di spettacolo
Anche da quanto fin qui affermato deriva per noi, una riflessione sulla possibile costruzione di una Rete. Per Bes questa significa operare nel coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati titolari degli eventi che la Regione ha indicato come primo riferimento del Progetto per costruire una rete su alcune azioni:. una rete che condivida strumenti comuni di promozione, che dia continuità nel rapporto con gli orientamenti della Regione, al Sito www.sardegnacultura/grandieventi.it, al numero verde 800881188 e al contact center; che possa condividere linee coordinate di comunicazione tra i soggetti e con la Regione,, che sia interlocutore affidabile degli operatori turistici, che svolga una ricerca comune di Fondi destinati a rafforzare e sostenere la crescita delle manifestazioni e degli eventi, nel contesto della crescita dell’immagine della Sardegna che produce cultura; che sia interlocutore credibile degli organi di consultazione ed indirizzo della Regione in ambito culturale e che favorisca l’individuazione di criteri per l’allargamento ad altri soggetti/manifestazioni, eventi nella Rete.

Uno strumento leggero, di autogoverno, che utilizzi anche gli effetti comunicativi, gli strumenti del Progetto bes e le potenzialità insite nella pluriennalità del progetto MIBAC e nella possibilità , quindi, di costruirne, per tempo, la seconda edizione su basi ampiamente partecipate, per avviare una fase organizzativa e di relazione nuova tra i soggetti pubblici e privati e per cogliere, nello spettacolo, concrete opportunità produttive, oltre che di consolidamento del riconoscimento da parte del Ministero.
Una Rete che, pur nel rispetto e nella salvaguardia delle differenze e specificità, nasca tra tutti i soggetti più autorevoli e riconosciuti e che sia aperta a nuovi soggetti che ne abbiano le caratteristiche , per costituire più solide basi per sostenere la crescita dei progetti di ognuno e insieme dei territori e della Regione Autonoma della Sardegna. Una Rete che segni un punto di svolta rispetto alla frammentazione e al procedere ognuno per proprio conto..

Una Rete, quindi, che non tema le differenze, ma che le esalti divenendo anche luogo e laboratorio importante per progettualità comuni che possano rappresentare a livello alto il meglio della Sardegna che produce musica, spettacolo e cultura, confrontandosi con il resto dell’Italia e del mondo.
Il vantaggio di potersi proporre, pur dentro ad un quadro istituzionale riconoscibile e condiviso dalla Regione, come un soggetto che è in grado di interagire con le migliori istanze organizzate di altri territori è un’opportunità da non sottovalutare, soprattutto in una realtà come quella Sarda, nella quale ci pare che la ricchezza delle proposte sia un formidabile biglietto da visita per chiunque voglia investire e cooperare con realtà in grado di esprimere una forte identità e capacità creativa.
Lo abbiamo constatato , come progetto Bes, a Siviglia quando abbiamo rappresentato l’Isola che produce musica a Womex, portando e valorizzando le produzioni di alcune delle esperienze più significative della Sardegna della musica e dei suoi Festival ( Fresu, Favata, Ledda, Palmas, le produzioni di Ai Confini tra Sardegna e Jazz e di Calagonone Jazz, e, soprattutto, la capacità di questi artisti di unire lavoro sull’identità a ricerca e confronto con altre culture).

Esportare cultura

La Musica della Sardegna, le produzioni dell’Ente Lirico, la Danza, la Prosa, le produzioni per l’infanzia e la gioventù, le opere più rappresentative degli autori sardi di arte contemporanea sono tanti momenti di un unico Laboratorio di cultura che è già presente in Regione e di cui noi abbiamo provato a prender coscienza in questi mesi di lavoro. Per questo ci sentiamo parte di questo percorso e vorremmo dare, in tutta modestia, il nostro piccolo contributo di operatori a che esso possa pienamente realizzarsi.
Per questo, aldilà degli sviluppi già delineati dal Bando di Gara per il Progetto Bes vorremmo tentare, come Ater, di promuovere alcuni momenti di confronto e collaborazioni che vadano in questa direzione.
Tra questi quello di favorire la nascita di una produzione che coinvolga gli artisti più riconosciuti della Sardegna e che possa divenire un biglietto da visita utile per una generale azione promozionale in Italia ed Europa, sulla Sardegna che produce musica;quello di promuovere un incontro tra produttori di spettacolo sardi ed emiliani, in particolare nella prosa, nella danza, nel teatro per ragazzi,incontro che è in programma tra marzo ed aprile presso la Corte Ospitale in Provincia di ReggioEmilia e che potrebbe favorire nuove idee di collaborazione; quello di contribuire a rafforzare le potenzialità di Ogliastra Teatro di divenire un più ampio punto di riferimento europeo per le produzioni ed il confronto su nuovi percorsi teatrali di impegno sociale e civile e per un confronto sulla sperimentazione di nuovi linguaggi teatrali; quello di contribuire a maggio a promuovere una riflessione, a Cagliari, sul valore di esperienze avanzate come quella di Monumenti Aperti nel diffondere la cultura dei Beni culturali e nell’ avvicinare e costruire nuovo pubblico e nuova consapevolezza sul valore del Patrimonio culturale: ma anche nel sottolineare il valore indispensabile di un corretto rapporto tra pubblico e privato per la migliore valorizzazione dei Beni, nel rispetto del valore universale e per la collettività che essi rivestono. Una riflessione anche tesa a comprendere come costruire e consolidare nuove competenze e nuove imprese not for profit sul territorio capaci di coniugare qualità delle risposte imprenditoriali a occupazione qualificata e servizi innovativi.

Su questo, con la doverosa modestia di chi,con sincerità, crede importante lavorare per una crescita della cultura , avremo modo di proseguire con molti di voi, questa riflessione e collaborazione nei prossimi mesi.
Grazie

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