martedì 29 gennaio 2008

MAB Associazione Teatrale. Proposte per la Regione Sardegna

La MAB ASSOCIAZIONE TEATRALE ringrazia per la possibilità data di poter esporre le proprie considerazioni, le proprie proposte sulla base di alcune riflessioni.
Tali riflessioni non hanno come obbiettivo la polemica, si tratta di riflessioni a partire dalle quali, si spera, si possa agire in funzione di un bene, di una crescita comune, più in generale, della Sardegna. Nessun dito puntato contro nessuno,nessuna accusa, solo descrizioni di una situazione che non permette la crescita e lo sviluppo per i giovani nel settore teatrale; esistevano condizioni storiche e contesti che hanno generato lo stato attuale delle cose, ora i tempi sono cambiati e ci si dovrebbe evolvere.
Spessissimo le compagnie non consolidate non riescono a crescere o a concretizzare lodevoli progetti (che si basano su una ricerca di mercato, su un’analisi del fabbisogno”culturale” del territorio, ecc.) poiché non hanno a disposizione risorse che gli consentano di fornirsi ad esempio, di strutture fisiche adeguate all’interno delle quali programmare e calendarizzare le attività o poiché non possono far fronte alle spese che il reclutamento delle risorse umane necessarie richiederebbe.
L’imprenditoria giovanile relativa al settore teatrale, più in generale dello spettacolo, spessissimo non ha possibilità di creare reale e duratura occupazione poiché non dispone di risorse economiche da investire per avviare o implementare la propria attività, e creare “occupazione” reale. Spessissimo il capitale di questi giovani è il loro tempo e la loro mancata remunerazione, poiché le risorse economiche introitate vengono impiegate per portare avanti le attività, va da sé che un lavoro che non consente la propria sussistenza senza un capitale iniziale reale, per sviluppare progetti e azioni sul territorio, implode. Non esistono finanziamenti facilmente accessibili/individuabili come per le altre categorie... Come ogni impresa, questa dello spettacolo, ha diritto di essere finanziata, ha diritto di offrire opportunità ai giovani che vogliono investire in questo settore. Oggi accade che i finanziamenti vengono distribuiti a chi in teoria ne ha davvero meno bisogno. Il finanziamento regionale deve servire come base di investimento per lanciare l’imprenditoria teatrale, non per nutrirla costantemente in toto. E’ evidente che una parte dei fondi vada distribuita e assegnata per supportare importanti iniziative e manifestazioni culturali, per supportare appunto,e non per consentire che queste di fatto si realizzino a partire solo dal contributo. Le compagnie consolidate dovrebbero riuscire a produrre un capitale per camminare in buona parte con le proprie gambe, in autonomia. I soldi risparmiati in questo senso possono essere utilizzati, con criterio, per finanziare i giovani operanti nel settore spettacolo.
Molto spesso capita che usufruiscano di finanziamenti importanti compagnie consolidate sia in misura variabile, a volte consistente, da persone occupate stabilmente in altri settori. Quando ciò accade, tutta la linea delle programmazioni o attività è condizionata dal fatto che la prima fonte di sostentamento per i componenti delle compagnie non provenga dal teatro ecc., ma dagli altri impieghi. Molto spesso ciò fa venire meno l’urgenza di produrre e rinnovare l’offerta di spettacolo, rendendo la produzione delle attività non competitiva, talvolta obsoleta e di scarso spessore culturale, poco capace di “reinventarsi”, suggerendo delle azioni che non mirino alla sopravvivenza autonoma delle compagnie che così, spesso si affidano solo ai finanziamenti regionali o statali per sussistere. Le risorse economiche per finanziare queste compagnie sono,sottratte, per così dire, a coloro che del teatro fanno la loro unica occupazione e in tal senso operano. Sarebbe bene che una parte di questi fondi venisse invece destinata per incentivare e promuovere i giovani professionisti, o più in generale coloro che solo ed esclusivamente si occupano di spettacolo e dallo spettacolo traggano il proprio sostentamento economico.
E’ quindi necessario che esistano dei parametri oggettivi di valutazione, sulla base di un progetto, che tengano conto in primis che esse siano costituite da professionisti del settore spettacolo, che il lavoro da cui traggono sostentamento sia lo spettacolo e non altre occupazioni. E’ necessario che questi soggetti abbiano la precedenza su coloro i quali mettono il teatro al “secondo posto”.

La MAB Ass.ne Teatrale propone di
Su presentazione di un progetto, avente come obiettivo quello di agire sul lungo periodo nel territorio per promuovere l’occupazione e l’azione sociale attraverso le attività di spettacolo, predisporre dei finanziamenti per sviluppare l’imprenditoria teatrale giovanile, maggiormente rappresentata dalle compagnie non consolidate. Tali finanziamenti andrebbero controllati, ossia gli investimenti effettuati dalle compagnie per le quali venisse predisposto il finanziamento dovrebbero essere rigorosamente monitorati per verificare l’effettiva corrispondenza fra progettualità e tipo di investimento. Le compagnie non consolidate devono dimostrare almeno 3 anni fiscali.
Questi alcuni parametri da noi individuati:
· formazione professionale dei membri delle compagnie non consolidate; valutazione dei curricula delle stesse.
· originalità dei progetti proposti, spessore e la valenza culturale di ciò che si intende proporre.
· fattibilità dei progetti proposti rispetto alle risorse che si intendono impiegare (minima spesa massima resa)
· qualità delle azioni presentate per educare il pubblico alla fruizione degli spettacoli dal vivo, con particolare attenzione verso i giovani.
· capacità/volontà di creare collaborazioni, , di creare sinergie, coinvolgimento delle maestranze locali, enti, privati, e risorse del territorio in generale.
· capacità di coinvolgere altre realtà operanti nel settore spettacolo locali, nazionali, internazionali.
· capacità di reperire fondi alternativi ai finanziamenti pubblici
· capacità di intervento e promozione del territorio
Altre proposte:
· Ridurre la soglia di accesso alla ex-56 da cinque a tre anni fiscali. L’attribuzione del finanziamento si baserà sulle attività svolte e dimostrabili in tale arco di tempo.
· Elezioni da parte degli operatori di settore dei membri del Comitato dello Spettacolo.
· Escludere come criterio di assegnazione dei fondi il bilancio e il numero di giornate lavorative come attualmente previsto: occorre un ribaltamento di prospettiva i fondi devono incentivare i giovani operanti nel teatro a creare occupazione, le compagnie consolidate, di fatto non dovrebbero sussistere in funzione dei finanziamenti.

mercoledì 23 gennaio 2008

Aldo Sicurella - Rappresentante Teatri Stabili della Sardegna nel Comitato Regionale per le attività di spettacolo

Rubo parole alla presentazione di questo convegno sottolineando l’incertezza che domina lo spettacolo e la cultura in Sardegna. La notizia comunicata appena cinque minuti fa dell’assassinio ad Orgosolo del Poeta Peppino Marotto mi ha raggelato il sangue e mi suscita rabbia.
Un’efficace politica culturale potrebbe cambiare qualcosa ?
Il mio lavoro rivolto prevalentemente all’infanzia e alla Gioventù se lo pone come obbiettivo primario.
Tornando a noi…. Dopo tanti anni di dibattiti e dialoghi non proprio pacifici, credo che ancora oggi molti di noi siano qui per paura di perdere qualche fantomatico treno di privilegi. Io spero che questa non sia l’ennesima occasione persa.
Sono qui per parlare di stabilità e quindi comincio chiarendo i due aspetti fondamentali che la caratterizzano: l’importanza economica dell’azienda teatro e il servizio sul territorio.
In Sardegna esistono 4 teatri stabili: 3 Stabili d’Innovazione (Botte e Cilindro a Sassari, Akroama a Cagliari, il Teatro Instabile a Paulilatino) e lo Stabile Privato del Teatro di Sardegna a Cagliari. L’azienda del Teatro Stabile ha degli obblighi molto consistenti, 4000-4500 giornate contributive, un organico amministrativo, organizzativo, tecnico ed artistico stabile e la gestione diretta di un teatro che sia punto di riferimento culturale per il territorio nel quale esso agisce; per quanto riguarda quest’ultimo aspetto le caratteristiche ottimali sarebbero: di avere un rapporto ed il sostegno costante degli enti locali, il riferimento ai giovani ed al mondo della scuola e l’opportunità di formazione per allievi attori nonchè l’acquisizione di maggiori professionalità per i giovani operatori dello spettacolo e non da ultimo l’ opportunità di lavoro.
La progettazione artistica costante nel tempo ed allargata alle varie forme di spettacolo (prosa, danza, musica, lirica e quant’altro) è a mio avviso un altro aspetto molto importante della stabilità. Nel nostro teatro , il teatro Grazia Deledda di Paulilatino, lo scorso anno, grazie alla politica di decentramento per il 2007 della Fondazione Teatro Lirico di Cagliari si è potuto programmare la “Traviata” per due serate. La fame d’opera è talmente forte che la prevendita di quasi 1000 biglietti si è conclusa nel giro di poche ore.
Esempio questo, di come si possa veicolare un pubblico numeroso in un teatro “decentrato” ma di servizio sul territorio perché conosciuto e costantemente propositivo.
La nostra attività istituzionale che è quella rivolta alle giovani generazioni coinvolge costantemente le scuole del territorio e non passa mattina che pullman pieni di studenti arrivino nella piazza antistante il teatro. Per loro siamo una “stabilità” e le stagioni di “Teatro Ragazzi” un appuntamento annuale irrinunciabile. Cosi come penso che sia “Time in Jazz” per il territorio e per l’intera regione e mi dispiace di aver conosciuto solo oggi Paolo Fresu che con il suo amore per il Jazz ha saputo catalizzare l’interesse di molti verso il festival di Berchidda ed altre iniziattive rendendoli famosi ed “internazionali”.
In conclusione io auspico che, come ha detto Fresu in relazione iniziale, questa giornata sia pietra miliare di un progetto comune per lo spettacolo e la cultura in Sardegna.
L’assessore Mongiu ci ha invitato, e di questo le sono molto grato, a creare proposte concrete per l’applicazione della legge regionale sullo spettacolo.
Auspico quindi che, con i miei colleghi del comitato, si possa realmente, con l’appoggio e il sostegno dei singoli settori dello spettacolo, essere costruttivi.
Nel 1978, quando giovane teatrante dei gruppi di base, (quelli per intenderci i cui attori rotolano per le strade e che saltano sui trampoli), organizzai il primo Festival Nazionale dei gruppi di Base a Dongo (CO) paese noto per l’assassinio di Mussolini. Portai ai miei colleghi l’esempio dei metalmeccanici che, grazie alla loro unione a livello nazionale, ottennero grandi benefici: lo statuto dei lavoratori per esempio, ma anche quella di Dongo fu, per noi teatranti, un’occasione persa. Vorrei fare una preghiera a tutto il comparto.
Dimentichiamo per un attimo il “nostro privato” e creiamo un movimento unitario che, in sinergia, lavori all’applicazione della legge che può segnare il futuro delle nostre aziende.
Una ventina di anni fa, al seguito di una riunione tenutasi al Teatro Grazia Deledda di Paulilatino, tutto il mondo dello spettacolo sardo si diede appuntamento al Teatro Civico di Sassari con l’obbiettivo di agire unitariamente per ottenere garanzie che, nell’assenza totale di leggi ed ordinamenti, rendeva aleatorie.
Una mattina di lavoro, proprio come oggi: interventi, discussioni e poi, alla presenza anche di un funzionario della Banca di Sassari e, se non ricordo male, di alcuni funzionari regionali, decidemmo di sottoscrivere una petizione comune da inviare all’Assessore Regionale.
Quel foglio per le firme cominciò a girare per la platea del Civico….all’uscita del teatro ci chiedemmo chi dovesse consegnare il documento sottoscritto, ma quel documento non esisteva più…qualcuno lo aveva fatto sparire e ormai quasi tutti gli operatori dello spettacolo erano andati via.
Da quel giorno ad oggi, io personalmente ho partecipato almeno ad una quindicina di questi incontri. Una volta vennero persino da Roma, dall’AGIS Nazionale nel tentativo di aiutarci per la nascita di un’effettiva unione nel settore, ma anche in quel caso non si è concluso nulla.
Ecco perché parlo di SINERGIA VERA e di COMPARTO che deve smettere di essere accattone.

I soldi sono pochi è vero, ma se venissero usati meglio? Comunque che si cominci a parlare di progetti comuni; progetti che ci porteranno benefici dai quale potremmo avere finalmente certezze.
Grazie

lunedì 21 gennaio 2008

Intervento di Roberto Calari - Responsabile Progetto Bes

Ringrazio Time in Jazz e Paolo Fresu ,per averci invitato a questa iniziativa che ritengo importante per ragionare da parte Vostra sulla necessità di una nuova fase di confronto tra tutti i soggetti che producono cultura per verificare la possibilità di definire proposte, priorità e strumenti condivisi nei confronti delle linee di intervento pubblico, in primo luogo della Regione e dello Stato, nella Cultura.
La Regione, per altro, ci pare impegnata , in questa fase, a completare un nuovo assetto anche legislativo e di promozione della cultura che richiede un più forte collegamento e confronto con i soggetti. Time Jazz ha colto, credo, questa urgenza di incontro, di ascolto reciproco e di proposta, indispensabile per riannodare le fila di una rete dei soggetti dello spettacolo nel generale interesse della promozione dell’Isola della Cultura.
Il Convegno coinvolge,d’altra parte, in via diretta proprio i rappresentanti dei diversi settori dello spettacolo in quella Consulta appena costituita, in coerenza con la recente legge regionale sullo spettacolo, che potrebbe, forse rappresentare un’occasione importante per individuare queste priorità e fare in modo che esse possano essere rappresentate comunemente all’interno di questo strumento di consultazione, nei confronti della pubblica amministrazione.

Vengo poi al senso della presenza in questo Convegno, sia come consigliere di Ater, Associazione Teatrale dell’Emilia Romagna, sia come responsabile del RTI che ha il compito di realizzare il Progetto Bes, aggiudicatario della Gara indetta dalla Regione Autonoma della Sardegna per la promozione, valorizzazione , comunicazione e commercializzazione dei principali eventi e manifestazioni culturali e di spettacolo della Sardegna.
Come Ater possiamo riferirci, e segnalo qui anche la presenza del Presidente Maurizio Roi, ad un’esperienza di una struttura di servizio per gli enti locali e i soggetti gestori di spazi culturali nella programmazione di spettacolo e nella promozione di importanti esperienze produttive dei principali associati: una Rete voluta e sostenuta anche dalla Regione Emilia-Romagna che, in molti anni, ha intessuto rapporti proficui con le principali istituzioni culturali e realtà pubbliche e private a livello nazionale e internazionale coerentemente con la propria missione di sostegno allo sviluppo della cultura in Italia.

Detto di Ater, consentitemi, come professionista ed operatore della cultura, alcune affermazioni preliminari utili a condividere un quadro di lettura politica ed economica del ruolo della cultura a cui alcuni ( ma non sempre i decisori politici o economici) provano a riferirsi e nel quale si colloca la nostra riflessione di oggi:

1) La cultura può essere fattore di sviluppo del territorio? Credo che sul piano dell’accrescimento della qualità della vita, dell’affermazione del diritto dei cittadini ad avere crescenti occasioni di fruizione e crescita culturale, la risposta a questa domanda sia per tutti noi affermativa. Investire quote di spesa pubblica per sostenere la cultura, la sua diffusione e la sua fruizione è un dato fondamentale che “connota” la “qualità” e le “potenzialità” dello sviluppo economico di un territorio.
2) In questo contesto sostenere , tramite le politiche culturali pubbliche, elementi che premino non solo “la circuitazione” o “ diffusione” dei prodotti culturali, ma anche, con specifiche e forti attenzioni, le “nuove produzioni culturali” realizzate dai soggetti locali, rappresenta una prima differenza tra i diversi territori.
3) Se poi si tende ad incentivare quelle produzioni che partano dalla profonda radice identitaria e che siano in grado di declinarla e farla dialogare con altre identità e culture a livello nazionale ed internazionale, siamo di fronte ad un ulteriore discrimine, o passaggio forte e che può fare la differenza nelle strategie di politica culturale. Siamo, cioè, di fronte a prodotti culturali che nascono dall’identità e che guardano al mondo e che, come tali, possono legittimamente e, con scarsi rischi di perdere autonomia e specificità, confrontarsi con il mercato e divenire uno dei veicoli più formidabili di “promozione” e di “export” di un territorio: dove “export”, è bene sottolinearlo, sta per “mettere in circolazione”, confrontare, far dialogare, un’identità con altre identità e creare, nel contempo, le condizioni di “sostenibilità economica” del progetto culturale.
4) Ecco allora che, pur partendo da una motivazione, nella attivazione delle politiche culturali, che tenga a riferimento solamente il ruolo della cultura come fattore che contribuisce al miglioramento della qualità della vita e ad un nuovo diritto dei cittadini di essere protagonisti della stessa sul piano della fruizione e produzione culturale, si arriva comunque a sottolineare un altro aspetto troppo spesso ignorato o sottovalutato dalle Politiche di Bilancio e dalle scelte di investimento delle Pubbliche amministrazioni. Il passaggio da una lettura che vede le spese per politiche culturali come un costo necessario da sostenere ad una che, invece, considera la spesa per la cultura come “investimento” ed “occasione” per un diverso e più innovativo sviluppo del territorio.
5) La nostra esperienza, ma, fortunatamente, con noi quelle di tanti economisti, studiosi di economia della cultura, progettisti ed esperti di pianificazione e sviluppo territoriale testimoniano del fatto che la cultura possa essere un fattore rilevante per lo sviluppo economico del territorio. Ma solo ….a certe condizioni! Non tutti i territori hanno, ovviamente, pari opportunità di partenza: vi sono realtà a “tassi culturali” diversi, a potenzialità ( come presenze di infrastrutture dedicate, di soggetti culturali, di reti di settore) che sono più avanzate e vi sono altre realtà che sono, oggi, più svantaggiate o che accedono solo ora ad avviare un percorso che va in questa direzione, ma che richiederà molti anni e molti investimenti prima di produrre effetti concreti.

La Sardegna
Ci pare che la Sardegna abbia queste condizioni.
Il tasso culturale, inteso come la sintesi dell’analisi di una serie di indicatori che connotano un territorio segnala che la realtà è consolidata con forti punti di eccellenza, ma anche con tanti nuovi soggetti che “reclamano” spazio e che possono contribuire, se opportunamente supportati, al rinnovamento dei linguaggi e ad alimentare un più diffuso “sapere sociale” del territorio.

Non conosco l’esistenza di ricerche organiche sulla validità di questa mia asserzione, anche se alcune indicazioni stanno giungendo dalle elaborazioni dell’Osservatorio Nazionale dello Spettacolo, come ci anticipava uno dei collaboratori del Ministero al nostro workshop di Cagliari, all’interno dell’Expo Jazz e altre, comparate tra le Regioni, mi derivano dai dati dell’Osservatorio Regionale dello Spettacolo dell’Emilia-Romagna, a cui collaboro da anni.
Mi limito a constatare, però, quello che deriva da una conoscenza più diretta, che è avvenuta in questi mesi:

a) La Regione ha dedicato quote significative del Por 2000-2006 a questo obbiettivo, in particolare con il sostegno alla realizzazione-ristrutturazione di nuovi spazi per allargare la diffusione territoriale dei luoghi della cultura; con il sostegno all’individuazione ed avvio di specifiche forme di gestione; con il sostegno alla promozione e commercializzazione. In particolare per questa ultima azione si è ipotizzato di creare attorno ad alcune delle realtà tra le più consolidate e conosciute nuove opportunità di attrazione per un turismo colto, di viaggiatori,, in grado di cogliere ed apprezzare le identità, l’unicità dei luoghi e dei territori, insieme alle produzioni culturali e agli eventi di spettacolo o alle Mostre o ad alcune delle principali manifestazioni identitarie come sono quelle connesse ai Carnevali di numerosi paesi o connesse ai riti della Settimana Santa. Anche se non mancano evidenti punti di criticità su come garantire effettive opportunità di gestione ad alcune di queste strutture si può dire che vi siano le condizioni per “pensare ad un’azione strategica”, di sviluppo e consolidamento di una rete culturale regionale che da questa prima forma di aggregazione possa prendere le mosse per riferirsi alla crescita più complessiva del settore.
b) Vi sono poi le leggi di settore, in particolare quella sullo spettacolo, o quella sul cinema, di recente approvazione, strumenti fondamentali di programmazione delle politiche culturali, utili per dare certezze programmatiche e per avviare un più forte coinvolgimento dei soggetti nelle linee di programmazione pubblica della cultura.
c) Vi è la presenza di un polo forte di conoscenza nelle Università della Sardegna
d) Vi è la presenza di un forte “polo di innovazione” a Cagliari che offre una significativa opportunità di posizionarsi, a livello nazionale e internazionale, tra i territori dove si concentrano bacini significativi di tecnologia, innovazione e conoscenza e dove può divenire virtuoso collegare questa peculiarità alla ricchezza della presenza dei produttori di cultura per declinare un nuovo protagonismo della Sardegna nella produzione di contenuti di qualità per il digitale.
e) Vi sono, poi, tanti eventi e manifestazioni culturali e di spettacolo che”attraversano l’Isola” per tutto l’anno

Ma su questi potenziali “vantaggi competitivi” si innesta anche qualche “minaccia”!
Pare, infatti, per chi si trovi, come me, ad osservare da vicino la realtà Sarda che le manifestazioni e gli eventi non siano spesso nelle condizioni di definire in tempi utili i loro programmi per l’incertezza delle risorse disponibili, sia pubbliche, che private. Inoltre sembra che ad una logica di rete, di collaborazione e coprogettazione si sostituisca troppo spesso quella della “ mancanza di dialogo o del “fare da soli”

Come rendere, allora, queste manifestazioni e produzioni culturali, o almeno una parte rilevante di esse, elementi stabili di una programmazione che assegni risorse certe, in tempi dati e che chieda, per converso, ad ogni soggetto di contribuire alla crescita di una strategia di promozione del territorio e, anche di comunicazione, comune? E come consentire che attorno ad esse si possano costruire due elementi virtuosi;
a)quella del ruolo di traino e di facilitatore verso le realtà minori (non il contrario come , qualche volta accade) contribuendo ad individuare criteri di merito nei criteri di accesso ai finanziamenti
b)quella del ruolo di traino verso un’Offerta Sardegna che parta dalla cultura, rivolta ad un pubblico che possa essere motivato verso la proposta di una “Sardegna tutto l’anno” anche al di fuori delle motivazioni turistiche connesse al suo mare splendido.
La nuova legge regionale è indubbiamente un’occasione fondamentale per costruire un percorso strategico condiviso tra Regione, Amministrazioni locali e soggetti della cultura.
Si tratta di individuare insieme le priorità che trainino lo sviluppo dell’intero sistema della cultura: questa, in sintesi, una difficoltà-opportunità la cui soluzione favorirebbe uno sviluppo più rapido del territorio attraverso la cultura e potrebbe alimentare una maggiore capacità di consolidamento e programmazione da parte dei soggetti.


La rete
Vorrei, infine, incrociare queste riflessioni con alcuni degli obbiettivi e delle azioni in essere da parte del progetto Bes: in particolare per quanto attiene, ovviamente, ai Festival musicali e ai circuiti di spettacolo
Anche da quanto fin qui affermato deriva per noi, una riflessione sulla possibile costruzione di una Rete. Per Bes questa significa operare nel coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati titolari degli eventi che la Regione ha indicato come primo riferimento del Progetto per costruire una rete su alcune azioni:. una rete che condivida strumenti comuni di promozione, che dia continuità nel rapporto con gli orientamenti della Regione, al Sito www.sardegnacultura/grandieventi.it, al numero verde 800881188 e al contact center; che possa condividere linee coordinate di comunicazione tra i soggetti e con la Regione,, che sia interlocutore affidabile degli operatori turistici, che svolga una ricerca comune di Fondi destinati a rafforzare e sostenere la crescita delle manifestazioni e degli eventi, nel contesto della crescita dell’immagine della Sardegna che produce cultura; che sia interlocutore credibile degli organi di consultazione ed indirizzo della Regione in ambito culturale e che favorisca l’individuazione di criteri per l’allargamento ad altri soggetti/manifestazioni, eventi nella Rete.

Uno strumento leggero, di autogoverno, che utilizzi anche gli effetti comunicativi, gli strumenti del Progetto bes e le potenzialità insite nella pluriennalità del progetto MIBAC e nella possibilità , quindi, di costruirne, per tempo, la seconda edizione su basi ampiamente partecipate, per avviare una fase organizzativa e di relazione nuova tra i soggetti pubblici e privati e per cogliere, nello spettacolo, concrete opportunità produttive, oltre che di consolidamento del riconoscimento da parte del Ministero.
Una Rete che, pur nel rispetto e nella salvaguardia delle differenze e specificità, nasca tra tutti i soggetti più autorevoli e riconosciuti e che sia aperta a nuovi soggetti che ne abbiano le caratteristiche , per costituire più solide basi per sostenere la crescita dei progetti di ognuno e insieme dei territori e della Regione Autonoma della Sardegna. Una Rete che segni un punto di svolta rispetto alla frammentazione e al procedere ognuno per proprio conto..

Una Rete, quindi, che non tema le differenze, ma che le esalti divenendo anche luogo e laboratorio importante per progettualità comuni che possano rappresentare a livello alto il meglio della Sardegna che produce musica, spettacolo e cultura, confrontandosi con il resto dell’Italia e del mondo.
Il vantaggio di potersi proporre, pur dentro ad un quadro istituzionale riconoscibile e condiviso dalla Regione, come un soggetto che è in grado di interagire con le migliori istanze organizzate di altri territori è un’opportunità da non sottovalutare, soprattutto in una realtà come quella Sarda, nella quale ci pare che la ricchezza delle proposte sia un formidabile biglietto da visita per chiunque voglia investire e cooperare con realtà in grado di esprimere una forte identità e capacità creativa.
Lo abbiamo constatato , come progetto Bes, a Siviglia quando abbiamo rappresentato l’Isola che produce musica a Womex, portando e valorizzando le produzioni di alcune delle esperienze più significative della Sardegna della musica e dei suoi Festival ( Fresu, Favata, Ledda, Palmas, le produzioni di Ai Confini tra Sardegna e Jazz e di Calagonone Jazz, e, soprattutto, la capacità di questi artisti di unire lavoro sull’identità a ricerca e confronto con altre culture).

Esportare cultura

La Musica della Sardegna, le produzioni dell’Ente Lirico, la Danza, la Prosa, le produzioni per l’infanzia e la gioventù, le opere più rappresentative degli autori sardi di arte contemporanea sono tanti momenti di un unico Laboratorio di cultura che è già presente in Regione e di cui noi abbiamo provato a prender coscienza in questi mesi di lavoro. Per questo ci sentiamo parte di questo percorso e vorremmo dare, in tutta modestia, il nostro piccolo contributo di operatori a che esso possa pienamente realizzarsi.
Per questo, aldilà degli sviluppi già delineati dal Bando di Gara per il Progetto Bes vorremmo tentare, come Ater, di promuovere alcuni momenti di confronto e collaborazioni che vadano in questa direzione.
Tra questi quello di favorire la nascita di una produzione che coinvolga gli artisti più riconosciuti della Sardegna e che possa divenire un biglietto da visita utile per una generale azione promozionale in Italia ed Europa, sulla Sardegna che produce musica;quello di promuovere un incontro tra produttori di spettacolo sardi ed emiliani, in particolare nella prosa, nella danza, nel teatro per ragazzi,incontro che è in programma tra marzo ed aprile presso la Corte Ospitale in Provincia di ReggioEmilia e che potrebbe favorire nuove idee di collaborazione; quello di contribuire a rafforzare le potenzialità di Ogliastra Teatro di divenire un più ampio punto di riferimento europeo per le produzioni ed il confronto su nuovi percorsi teatrali di impegno sociale e civile e per un confronto sulla sperimentazione di nuovi linguaggi teatrali; quello di contribuire a maggio a promuovere una riflessione, a Cagliari, sul valore di esperienze avanzate come quella di Monumenti Aperti nel diffondere la cultura dei Beni culturali e nell’ avvicinare e costruire nuovo pubblico e nuova consapevolezza sul valore del Patrimonio culturale: ma anche nel sottolineare il valore indispensabile di un corretto rapporto tra pubblico e privato per la migliore valorizzazione dei Beni, nel rispetto del valore universale e per la collettività che essi rivestono. Una riflessione anche tesa a comprendere come costruire e consolidare nuove competenze e nuove imprese not for profit sul territorio capaci di coniugare qualità delle risposte imprenditoriali a occupazione qualificata e servizi innovativi.

Su questo, con la doverosa modestia di chi,con sincerità, crede importante lavorare per una crescita della cultura , avremo modo di proseguire con molti di voi, questa riflessione e collaborazione nei prossimi mesi.
Grazie

martedì 15 gennaio 2008

Intervento di Tiziana Scalas - Responsabile progettazione "Un'Isola in Festival"

UN'ISOLA IN FESTIVAL
I NUOVI PERCORSI DI COORDINAMENTO DEI PROGETTI CULTURALI


Nel gennaio del 2007 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e le Autonomie Locali hanno siglato un patto per la valorizzazione delle Attività Culturali e dello Spettacolo riconoscendo che “lo spettacolo costituisce un’attività di interesse pubblico, rappresenta una componente essenziale della cultura e dell’identità del Paese e un fattore di crescita sociale, civile ed economica della collettività”.
Per dare corpo a questo accordo, in data 27 marzo 2007 il Ministero ha pubblicato un bando, a valere sui fondi stanziati attraverso la Legge 296/2006 (legge finanziaria 2007), con il quale si invitano le Autonomie Locali a presentare progetti artistici per le annualità 2007-2008-2009, con scadenza 31 maggio 2007.
Le linee guida del bando prevedono che ogni progetto possa essere finanziato fino all’importo massimo di 1 milione di euro e debba contenere l’impegno degli enti proponenti a reperire la stessa cifra dello stanziamento richiesto come finanziamento.
La Regione Autonoma della Sardegna decide di presentare un unico progetto in partenariato con le otto province e a tal fine il 15 maggio 2007 incarica la Fondazione Teatro Lirico di Cagliari della definizione di un progetto che persegua “gli obiettivi della valorizzazione delle identità e delle vocazioni territoriali, della valorizzazione della programmazione legata alla contemporaneità”, avendo “particolare riguardo ai giovani e alla valorizzazione dei progetti in rete”.
In questo contesto il Teatro Lirico partecipa come ente strumentale della Ragione Sardegna, gestendo le funzioni di direzione artistica e organizzativa.
Negli ultimi anni Il Teatro Lirico ha rafforzato la propria vocazione territoriale nella direzione di una progettualità a favore della città e della regione, all’interno di un processo di apertura alle istanze del contesto in cui opera. La Fondazione si è inserita in tal modo in nuovi percorsi di sviluppo per promuovere servizi innovativi di interesse collettivo, facendo sistema con i principali attori istituzionali, economici e sociali dell’Isola.
A tal fine viene costituito di recente, attraverso un impegno sinergico tra il Teatro Lirico e la Provincia di Cagliari, lo sportello EuroCultura.
Lo sportello nasce con lo scopo di fornire agli operatori culturali del territorio regionale un servizio di informazione mirata e di assistenza progettuale nella partecipazione ai programmi comunitari, allo scopo di favorire una politica ragionata di aggressione ai finanziamenti erogati dalla Commissione europea, dallo Stato Italiano e dalla Regione Sardegna.


Un’Isola in Festival

SINTESI
Coerentemente con gli indirizzi del bando ministeriale, il progetto attua una logica di rete su scala sovra-provinciale. Esso intende stimolare la diversificazione dell’offerta culturale e la valorizzazione della programmazione legata alla contemporaneità, con particolare riguardo ai giovani e alla sperimentazione di nuovi linguaggi artistici.
In questo ambito sono previste diverse azioni dirette alla diffusione dello spettacolo presso le generazioni più giovani e le fasce di pubblico con minori opportunità di fruizione.
Si pensa ad un modello di sviluppo locale costruito intorno alla Cultura che risulti capace di cogliere le potenzialità inespresse di un territorio, non per musealizzarlo ma al contrario per favorire l’emersione di nuovi possibili percorsi di imprenditorialità culturale ed economica. Attraverso una consapevole mobilitazione di risorse artistiche e ambientali si generano infatti notevoli benefici in termini sia di qualità della vita sia di ricadute economiche.
Il progetto verte sull’intento di superare la dimensione di consumo immediato della cultura, coinvolgendo attivamente la cittadinanza, anche attraverso appositi interventi di formazione del pubblico.
Il paradigma risulta rovesciato rispetto a quello che vede i cittadini come consumatori passivi di forme di intrattenimento dequalificato privi di qualunque contenuto artistico e identitario.
Il modello di sviluppo locale su cui il progetto di Festival si basa non mira al potenziamento di un unico polo culturale chiamato a irradiare meccanicamente il territorio circostante. Esso prevede al contrario una configurazione distrettuale, che crei un sistema integrato di attori.
La relazione tra cultura e territorio è di fondamentale importanza per costituire processi di valore non tanto attraverso una integrazione verticale tra filiere produttive, quanto mediante una integrazione orizzontale, in cui la produzione artistica funga da catalizzatore ad alto tasso di valore aggiunto immateriale.
In virtù della prospettiva temporale triennale prevista dal bando ministeriale, il progetto verte sull’organizzazione di un Festival nell’ottica che possa evolvere ad appuntamento permanente, ponendosi come opportunità promozionale per far conoscere la Sardegna sotto una luce diversa rispetto a quella tipicamente balneare, e realizzare in tal modo una vetrina culturale attraverso cui veicolare all’esterno la ricca offerta di cultura materiale e simbolica dell’Isola.
La realizzazione di un obiettivo di questa portata prevede necessariamente un patto sociale che favorisca la formazione, l’emersione e il consolidamento di energie creative.
Un’Isola in Festival racchiude in sé una rete di cooperazione espressa dal coordinamento delle otto Province sarde, a garanzia della partecipazione dell’intero territorio regionale nell’elaborazione e nella successiva attuazione della manifestazione.
Il loro intervento deriva dalla complessità del progetto, che prevede interventi rivolti alla qualità dell’offerta culturale, allo sviluppo del talento locale, all'attrazione di talenti esterni così come alla formazione e al coinvolgimento dei cittadini.
Il progetto valorizza i numerosi interventi materiali e immateriali del POR Sardegna 2000-2006 che hanno portato da un lato alla creazione e ristrutturazione di spazi da adibire ad attività di spettacolo, dall’altro alla corrispondente promozione degli eventi culturali, creando le precondizioni per qualificare il settore dello spettacolo e valorizzarne al contempo le identità e le vocazioni territoriali.
La programmazione artistica del progetto Un’Isola in Festival tiene conto inoltre della crescente importanza dell’arte cinematografica in Sardegna, prevedendo una articolazione di rassegne dedicate alla settima arte che ha coinvolto l’intero territorio regionale durante tutto il mese di dicembre 2007.

PARTENARIATO

ORGANIZZAZIONE|RUOLO|ATTIVITÀ

Regione Autonoma della Sardegna|Capofila|Responsabilità legale, contabile e amministrativa; Sostegno finanziario

Fondzione Teatro Lirico di Cagliari|Partner|Progettazione; Direzione organizzativa; Direzione artistica; Maestranze tecniche proprie e professionalità provenienti dal territorio

Provincia di Cagliari|Partner|Azioni di contesto e coordinamento territoriale; Sostegno finanziario

Provincia di Carbonia-Iglesias|Partner|Azioni di contesto e coordinamento territoriale;Sostegno finanziario

Provincia del Medio Campidano|Partner|Azioni di contesto e coordinamento territoriale;Sostegno finanziario

Provincia dell’Ogliastra|Partner|Azioni di contesto e coordinamento territoriale;Sostegno finanziario

Provincia di Oristano|Partner|Azioni di contesto e coordinamento territoriale;Sostegno finanziario

Provincia di Nuoro|Partner|Azioni di contesto e coordinamento territoriale;Sostegno finanziario

Provincia di Olbia-Tempio|Partner|Azioni di contesto e coordinamento territoriale;Sostegno finanziario

Provincia di Sassari|Partner|Azioni di contesto e coordinamento territoriale;Sostegno finanziario

59 Comuni|Partner|Azioni di contesto e ospitalità delle manifestazioni

OBIETTIVI
La finalità del Festival verte sulla promozione di un modello di sviluppo locale costruito intorno alle attività culturali, di spettacolo dal vivo e rassegne cinematografiche, in un periodo di bassa stagione turistica. Coerentemente con gli indirizzi del bando ministeriale, gli obiettivi che il progetto intende perseguire sono:
· la promozione della qualità e dell’innovazione delle produzioni artistiche;
· la creazione di un network di cooperazione che favorisca la circuitazione internazionale delle produzioni artistiche regionali;
· la distribuzione territoriale equilibrata dell’offerta di spettacolo e cinema;
· la formazione del pubblico.


http://www.teatroliricodicagliari.it/pages/nuovasardegnaunisolainfestival.htm

mercoledì 9 gennaio 2008

Contributo di Giancarlo Biffi - Cada die Teatro

VERSO UNA PRIMAVERA DELLO SPETTACOLO IN SARDEGNA


Inizia un nuovo anno di spettacolo, vecchi problemi ma anche la determinazione a migliorare il presente di un futuro che ci corre incontro rapidamente.
Sono sempre stato convinto che l’arte non è il fine ma semplicemente un mezzo per “tirare fuori” dalle persone il meglio di se stessi. Uno strumento per giungere da un’altra parte, per toccare altre corde, la possibilità di oltrepassare la soglia…

L’anno inizia con l’intento da parte dell’Amministrazione Regionale di dare gambe alla recente legge sullo spettacolo. I rappresentanti dei vari settori artistici avranno l’importante compito di suggerire alla politica come applicare nel modo migliore la legge, come far in modo che il regolamento d’attuazione vada oltre il breve orizzonte.
Compito difficile ma non impossibile. Difficile perché le varie componenti dello spettacolo isolano sono anche aziende in concorrenza fra loro per l’acquisizione di spazi di mercato: teatri, spettatori, finanziamenti, sponsor… ma non impossibile, perché c’è un gran bisogno di regole certe per chi di arte e cultura si occupa professionalmente.

Regole minime, chiare e trasparenti, evidentemente ogni singola azienda cercherà di “tirare” verso la composizione di un regolamento che favorisca economicamente la propria struttura.
Se ciò accadesse sarebbe un’operazione miope e di corto respiro...
È necessario invece operare per un regolamento che vada oltre il presente, che sia fattiva base da cui spiccare il balzo… Una normativa il più possibile neutrale che faccia gli interessi dell'intera comunità e che spinga la variegata realtà professionale alla concorrenza artistica più che a quella aziendale, sostenendo in primo luogo e con tutti i mezzi la produzione di opere di teatro, danza, musica, cinema…

Concentrarsi sulla produzione significa credere ad una Sardegna che ha qualcosa da comunicare al mondo.
La produzione artistica deve essere il pilastro principale di qualsiasi architettura legislativa, non è possibile prescindere da questo. Più opere si realizzano e più c’è la possibilità che tra queste ci possa essere qualcosa che assomigli al “capolavoro”. Occorre dare opportunità, spingere gli artisti a fare ciò in cui riescono meglio, quel per cui si sono dati tanto da fare. Obbligarli ad allontanarsi dall’amministrazione, dalle scartoffie e costringerli nello spazio del loro vero operare: il palcoscenico. Non possiamo permettere che i nostri migliori artisti, vecchi e giovani, siano costretti ad utilizzare la maggior parte del proprio tempo nella gestione di un’azienda o nell'organizzazione, più che nel praticare la propria arte. Ogni ragionamento sul regolamento attuativo della legge, deve avere come base la “produzione” e lo studio di tutte le norme possibili ad incentivarla...

Oltre a sollecitare l’attuazione: della triennalità, dello snellimento degli adempimenti burocratici, della certezza dei tempi di erogazione del contributo…
Sarebbe buono riflettere in profondità su ciò che sta alla base di ogni ragionamento.

Siamo certamente in un campo, quello artistico, dove l’offerta supera di gran lunga la domanda. Alla luce di questo, poniamoci i due quesiti fondamentali:
1. Com’e possibile far crescere la domanda?
2. Cosa fare per migliorare la qualità dell’offerta?

Migliorando la “qualità” dell’offerta può certamente aumentare la “quantità” di domanda.
Per migliorare la qualità, occorre per prima cosa concentrarsi nel riuscire ad attivare degli interventi specifici tendenti a favorire la PRODUZIONE.

Ecco a seguire cinque possibili “spunti” normativi:

Ospitalità
Premiare le situazioni artistiche che mettono a disposizione i propri spazi e i propri servizi gratuitamente a compagnie di teatro, danza o musica privi di locali o servizi tecnici idonei.
Adozione
Premiare le situazioni artistiche più consolidate che “adottino” giovani compagnie, assumendosi l’onere e la responsabilità della loro formazione artistica e tecnica.
Distribuzione
Premiare: festival, circuiti, rassegne, ogni tipo di manifestazione che direttamente produca spettacoli o presenti nel proprio cartellone oltre a compagini nazionali e internazionali anche produzioni di artisti locali.
Incentivazione della qualità
Istituzione di un premio annuale sul modello del “Premio Ubu” direttamente da parte della RAS, per il miglior spettacolo, attore, regista, drammaturgo, esordiente…
Facilitazioni
La possibilità di mettere in bilancio (entrate e uscite) anche gli spettacoli rappresentati fuori dalla Sardegna

Giancarlo Biffi

2 gennaio 2008

venerdì 4 gennaio 2008

Antonio Lampis ha detto

Un nuovo museo non può che far molto bene a Cagliari, specie nel quartiere Sant'Elia. Vero che "archeologia e arte contemporanea" sembra idea banale, ma a volte idee banali possono esser declinate in ottime maniere. Vedremo.
Il punto focale è certamente uno: nuove strutture culturali, specie se costose nella realizzazione dei "muri" debbono essere portate avanto con risorse aggiuntive, all'altezza dell'architettura che le contiene, accompagnate da investimenti di intermediazione con la cittadinanza e soprattutto senza nulla togliere ai progetti preesistenti nel resto del territorio.

sabato 29 dicembre 2007

Intervento di Ivo Serafino Fenu, critico d'arte

I TORMENTI DI GULLIVER NELLA TERRA DI LILLIPUT
CULTURA E BENI CULTURALI TRA CITTÀ E PICCOLI CENTRI


Questo mio intervento ha un titolo perlomeno insolito e volutamente ironico per un tema così impegnativo qual è quello legato al rapporto tra “cultura” e “culture”, da intendersi, presumo, la prima come cultura centralizzata e in qualche modo imposta da un ipotetico centro che programma e dirige, le seconde come culture periferiche, troppo spesso derubricate come marginali e parassitarie, irrazionali, rispetto a un centro che si vorrebbe razionale e razionalizzante … almeno sulla carta.
Quella di Gulliver nella terra di Lilliput diventa, pertanto, una metafora spendibile per evidenziare un rapporto spesso difficile e conflittuale per diverse realtà: tra Regione e Enti locali, tra grossi centri urbani e piccoli centri, tra grandi eventi e manifestazioni quantitativamente più ridotte anche se, non necessariamente inferiori per qualità, tra macrostrutture culturali a fronte di piccole, talvolta piccolissime realtà espositive, teatrali, letterarie … ecc. Situazioni, appunto, conflittuali, spesso in rapporto di amore e odio, attrazione e repulsione e nelle quali mi è capitato spesso di imbattermi sia in veste di critico d’arte sia, soprattutto, in qualità di amministratore, essendo, temporaneamente, assessore alla cultura e alla pianificazione ambientale di un piccolo comune qual è San Vero Milis.
Proprio da quest’ultimo osservatorio privilegiato mi preme ricordare il problema della “desertificazione sociale” che da alcuni decenni attanaglia le zone interne e i piccoli centri in generale: incremento demografico vicino allo zero; aree metropolitane che si gonfiano fino a scoppiare e capaci, nell’immaginario collettivo più che nella realtà, di garantire una qualità di vita superiore, fuga dal centro dell’Isola verso le località costiere con la sempre più probabile scomparsa, in un futuro quanto mai prossimo, di numerosi paesi dell’interno.
Ora, non è questo il luogo e il momento per affrontare simili problematiche ma è pur vero che questa è la base da cui partire per analizzare anche i problemi connessi ai Beni culturali e che possono contribuire, seppure parzialmente, a fornire quella “qualità” urbana anzidetta, sempre che le autorità regionali non pensino, e spero proprio di no, che la qualità dell’offerta, anche culturale, debba essere direttamente proporzionale al numero degli abitanti di un determinato centro.
Tale qualità urbana andrebbe dunque ricreata superando una poco lungimirante visione economicistica anche nei piccoli centri, non solo per la politica culturale, restituendo e potenziando i servizi essenziali e assicurando un’accessibilità territoriale – autentica chimera sarda – che faciliti la comunicazione tra agglomerati urbani. Ma va pur detto che non è peregrina l’esigenza di una riduzione dei costi e di una razionalizzazione delle spese avanzata dalla Regione, fuori luogo appaiono pertanto, se non deleteri, alcuni esasperati e antistorici campanilismi, portati avanti da certi amministratori locali – con una buona dose di demagogia e con scarsi risultati sul lato pratico – che non vogliono rinunciare a niente e, al contempo, rifiutano ogni iniziativa tendente ad accorpare in determinati centri alcuni esercizi essenziali, unica politica attualmente praticabile, nell’ottica di una “riduzione del danno”.
I beni culturali, in tale contesto, se valorizzati ed elevati a sistema, possono sicuramente dare una mano per vincere la difficile battaglia della desertificazione, ma senza farsi eccessive illusioni: non si possono certo far carico di problematiche ben più ampie e gravi, la cui non risoluzione può anzi compromettere la sopravvivenza dei beni stessi. In positivo si pensi al parco archeologico e al relativo museo di Gennamaria a Villanovaforru, quest’ultimo, pur di modeste dimensioni, si è dimostrato negli anni estremamente vitale e capace di competere con le offerte culturali di centri ben maggiori, ridando linfa vitale a una comunità allo stremo e a un territorio destinato a quel processo di desertificazione sociale che la presenza del museo ha perlomeno rallentato.
Proprio sul rapporto tra museo e territorio e sulla loro reciprocità si basa la bontà dell’operazione; è un rapporto fondamentale, strettamente connesso all’allargamento del concetto stesso di bene culturale e di tutela, per cui appare sempre più anacronistico il concetto di museo-deposito e più pressante, anche se in un quadro ancora confuso, l’esigenza di vincolare il museo al contesto territoriale, al fine di approdare a una conservazione integrata dei beni culturali che, indipendentemente dalla loro collocazione, consenta la ricostruzione del quadro unitario e continuo di una determinata civiltà. La tutela del patrimonio storico, architettonico e sociale del passato diventa dunque la tutela del background del singolo cittadino e la cura, la conservazione, il vivere stesso all’interno di un piccolo borgo o nel suo centro storico, un motivo di distinzione intellettuale. Insomma, si tratta, in ultima analisi, del concretizzarsi dell’equazione tutela del bene = tutela dell’identità.
Ora, a fronte di una politica regionale che finalmente pare rispondere a simili problematiche, sia sul fronte della tutela ambientale, sia con le politiche a sostegno del recupero dei centri storici e sia, infine, con quelle finalizzate alla destagionalizzazione dei flussi turistici e all’inversione degli stessi flussi dalle zone costiere all’interno, si assiste, sul fronte della gestione dei beni culturali, a una politica accentratrice che pare muoversi in senso opposto, tanto da generare un quadro normativo perlomeno schizofrenico.
Un esempio per tutti è il caso di BETILE. Mi servirò di nuovo della figura di Gulliver nel paese di Lilliput, ove Gulliver sta al BETILE, il Museo mediterraneo dell’arte nuragica e dell’arte contemporanea, come Lilliput sta al già citato Museo di Gennamaria di Villanovaforru e a tutte quella rete di piccoli musei e istituzioni culturali amministrate dagli enti locali e che, nel bene e nel male, tra sperperi e inefficienze, tra logiche campanilistiche e scarsa professionalità, da anni garantisce, comunque, una programmazione culturale capillare, diversificata e, talvolta, di ottima qualità.
Mi chiedo e chiedo alle autorità regionali, a chi giova BETILE? Tralasciando di entrare in merito alla bontà del progetto di Zaha Hadid (che pure meriterebbe qualche considerazione), sorvolando sulla pochezza dell’impianto teorico che sta alla base di un’operazione che spaccia per innovativo il confronto tra nuragico e contemporaneo e che sa tanto, invece, di un anacronistico e velleitario déjà vu di stampo avanguardistico primonovecentesco, rimosso anche l’ingombrante e inappropriato paragone con Bilbao e la Solomon R. Guggenheim Foundation di New York, che in qualche modo garantisce la qualità di quanto proposto all’interno del museo creato da Frank O. Gehry, BETILE ha tutte le caratteristiche di una perniciosa operazione politico-culturale di “immagine” dall’impronta fortemente accentratrice e autoritaria, deleteria per la rete di piccole realtà culturali anzidetta.
C’è da chiedersi quale logica soggiace all’idea di investire dai 70 ai 120 milioni di € per la costruzione dell’edificio e i molto ottimistici 2 milioni annui per la sola gestione, un fiume di denaro pubblico per una struttura che più che il portale d’accesso alle potenzialità culturali dell’isola ha tutte le carte in regola per trasformarsi in un inutile mausoleo alla memoria di qualcuno e al declino di quegli istituti e luoghi della cultura (musei, parchi archeologici, biblioteche e archivi) che con la recente Deliberazione n 50/24 dell’11 dicembre 2007 della Giunta Regionale, si sono visti decurtare del 20% le risorse ordinarie solitamente trasferitegli attraverso gli enti locali per la gestione dei servizi.
Come è noto il 31 dicembre scadono tutti i contratti di gestione stipulati tra gli Enti Locali, le società e le cooperative che gestiscono le strutture culturali con la conseguente chiusura delle strutture e perdita del posto di lavoro da parte di circa 800 lavoratori nel settore culturale. Il tutto in una sostanziale indifferenza, quasi che la chiusura di una biblioteca o di un museo sia meno importante della soppressione di uno sportello bancario o che i lavoratori della cultura siano meno importanti di quelli di altri settori; forse perché non occupano il Palazzo regionale, le strade e non paralizzano l’isola. In questo senso il silenzio quasi totale dei sindacati e dei partiti politici è indicativo di una incapacità culturale di progettazione sociale e politica. Ma forse è eccessivo pretendere dai nostri politici e sindacalisti (ma anche dagli opinionisti) una qualche dimestichezza con i problemi della cultura.
L’approvazione della delibera regionale che, almeno provvisoriamente, avrebbe dovuto far fronte a tale situazione, ha rappresentato, invece, un preoccupante passo indietro da parte della Regione sul tema della gestione della cultura. Infatti, la Giunta, per mesi sorda agli allarmi e alle proposte del mondo delle cooperative, degli Enti Locali e degli operatori, ha approvato una proroga dei finanziamenti (per mesi negata) inadeguata come tempi e come fondi. La proroga è stata approvata sino al 30 maggio, lasso di tempo assolutamente insufficiente per elaborare e approvare nuovi progetti e per bandire le relative gare di affidamento, il che ovviamente significa che alla scadenza sarà necessaria un’ulteriore proroga.
Ma la delibera contiene due altre elementi preoccupanti, il primo, già evidenziato, di carattere finanziario: fino al 31 dicembre 2007 i servizi erano garantiti con un contributo della Regione pari al 90% del costo della sola manodopera, il resto comprendente il 10% della manodopera più tutti i costi di gestione, era a carico dei Comuni. Con la proroga il contributo regionale scende di botto al 70%, creando nei fatti una certa contrazione dei servizi e dei posti di lavoro. Questo ha avuto, tuttavia, almeno un effetto positivo risvegliando quei comuni un po’ distratti che saranno certamente più stimolati dalle forbici regionali che non da un reale interesse per le sorti della cultura.
Ma l’aspetto ancora più preoccupante della delibera è la decisione di espropriare le comunità locali della gestione delle proprie strutture culturali per affidarle a 8 fantomatiche società a dimensione provinciale. Il meccanismo, che corregge, l’iniziale scelta di un unico mega appalto regionale, rappresenta comunque una forte volontà centralizzatrice che contrasta con la natura culturale dei servizi e con lo stesso dettato della Legge Regionale sulla cultura (L.R. 14/2006) ed per questo che prima ho parlato di schizofrenia in talune scelte.
Le Province sono, infatti, entità amministrative fittizie che poco hanno a che fare con la realtà dei territori e delle comunità come si sono sviluppate nel tempo. Non a caso la stessa Regione sta promuovendo le Unioni dei Comuni su base di logiche territoriali più conformi alle realtà storico-culturali. Centralizzare la gestione dei servizi significa uniformare, su basi meramente manageriali la cultura che, per definizione. vive della diversità: la cultura è multiforme o non è. Altrimenti diventa un qualcosa di mummificato, buono per la vendita turistica, confinabile questo sì nel BETILE-Mausoleo.
Centralizzazione significa anche una gestione priva di riscontro con la realtà nella quale si vuole influire, non solo per gli aspetti meramente funzionali ma anche perchè nessuna, o quasi, delle società che oggi gestiscono i nostri servizi può competere in un mega appalto che avrà, necessariamente, valenza comunitaria. Il che in concreto significa che l’affidamento avverrà a ditte esterne, non presenti nel territorio e scarsamente interessate a un radicamento che, inevitabilmente, viste le dimensioni della Sardegna, non è remunerativo in termini economici.
La scelta desta perplessità anche perché è fatta senza che ancora sia stato approvato il “piano regionale per i beni culturali, gli istituti e i luoghi di cultura previsto dalla legge sulla cultura (L.R. 14/2006, art. 7), precostituendo, così, con un atto di imperio le conclusioni alle quali la Commissione regionale dovrà pervenire. E desta perplessità anche perché in contrasto con il dettato della stessa legge che non dà alla Regione il potere di centralizzare ma solo quello di coordinare e di dare indirizzi in accordo con gli Enti Locali, proprietari dei servizi e dei beni culturali oggetto di gestione. Non dimentichiamo che, come dice la stessa legge, sono i rappresentanti delle comunità locali “i primi custodi dei valori della cultura e delle identità locali” (L.R. 14/2006, art. 6, comma 1). O forse è in animo della Regione di espropriare le comunità locali dei loro beni?
La strada che si chiede di percorrere è un’altra e può essere sintetizzata in termini operativi nell’ampliamento credibile della proroga e nell’approvazione e realizzazione di un cronoprogramma per il 2008 che contenga:
· l’approvazione entro i primissimi mesi dell’anno del Piano regionale che contenga gli indirizzi e i criteri di accreditamento delle strutture culturali, adeguato alla realtà;
· la pubblicazione in tempi brevi di un bando per la presentazione dei progetti di gestione e sviluppo culturale da parte degli Enti Locali, privilegiando le forme associate quali le Unione dei Comuni in fase di definizione; un bando che, a differenza dei precedenti, sia discusso e stilato attraverso il confronto con gli Enti Locali e gli operatori adeguandolo alla realtà culturale delle nostre comunità;
· una data certa di approvazione dei progetti da parte della Regione e di erogazione dei fondi.
Solo così si potrà credibilmente dare vita a un serio sistema di gestione della Cultura adeguato ai tempi e alle necessità delle comunità locali, condiviso dalle stesse e da esse partecipato nei modi e nei tempi che una moderna concezione della cultura impone.
Per concludere, se la Sardegna è l’isola di Lilliput, Gulliver, qualsiasi forma esso possa assumere, non può che rivelarsi un ospite scomodo. Al contempo invasore e prigioniero, verrà al fine liberato, come recita la storia, ma la sua liberazione non sarà un atto di pacificazione quanto, piuttosto, la conferma che i due mondi, quello di Gulliver e quello di Lilliput, restano estranei l'uno all'altro, su piani completamente distinti.
Caro Presidente, eviti i conflitti e investa, più che su un ingombrante Gulliver, sulla rete diffusa di Lilliput, la innalzi a sistema, coordini ed esalti ogni singola individualità e ricordi sempre la citazione di Armando Peres (Assessore alla Cultura del Comune di Venezia) che apre il rapporto finale del Progetto di Monitoraggio e Valutazione inerenti le LL.RR. 11/1988 e 4/2000: “La cultura, si sa, costa, ma l’ignoranza costa assai di più”.

Ivo Serafino Fenu